Isole di plastica, una anche nel Mediterraneo!

Isola di plastica

Probabilmente tutti hanno sentito parlare dell’isola della plastica nel Pacifico, ma in pochi sanno che un fenomeno simile sta avvenendo anche nel Mediterraneo.

Il Pacific Trash Vortex, situato nell’Oceano Pacifico, ha raggiunto dimensioni che oscillano tra i 700.000 km² e i 10 milioni km². Parliamo di un’area che va dall’estensione della penisola Iberica (Spagna e Portogallo) alla superfice degli Stati Uniti d’America. Una stima approssimativa dell’Algalita Reserch Foundation e della Marina degli stati Uniti ha stimato una presenza di detriti che può arrivare a circa 100 milioni di tonnellate.

Anche il MAR MEDITERRANO ha la sua Isola della Plastica. Rispetto a quella presente nel pacifico l’isola nostrana ha una concentrazione di materie plastiche molto più alta della sua gemella nel Pacifico.

Isole di plastica in Italia

E’ meno conosciuta ed è situata nello spazio marino tra Italia, Spagna e Francia. Un primo dato molto rilevante da tenere in considerazione è proprio la concentrazione di plastica presente in quella zona.

L’Italia, in quanto penisola, è un paese molto esposto a questo problema di dispersione in mare degli scarti non biodegradabili.

Secondo lo studio realizzato da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna, la plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto nei mari poiché costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque. Un dato che, in alcune aree, raggiunge persino il 90-95% del totale. Percentuali che sono ai massimi livelli nei mari italiani.

Formazione delle isole di plastica

La formazioni di questi agglomerati immensi è dovuta alle correnti marine che ammassano questa spazzatura. Rispolverando nozioni di chimica, sappiamo che i materiali plastici non si biodegradano come le altre sostanze di natura organica, ma prima si fotodegradano, dividendosi in parti sempre più piccole senza però che le molecole si scompongano. Questo fa sì che i rifiuti finiscano quasi per squagliarsi, formando un alone che continua a galleggiare.

Una lentissima degradazione a opera principalmente della luce del Sole, scompone i frammenti plastici in sottili filamenti caratteristici delle catene di polimeri. Questi residui, non sono metabolizzabili dagli organismi, e finiscono per formare vere e proprie isole di plastica acquarella salata dell’oceano e del Mediterraneo.

Quali conseguenze per l’ambiente?

Gli effetti delll’isola di plastica sull’ambiente non sono stati studianti in maniera approfondita. Sicuramente le isole di plastica non hanno un incidenza positiva sull’ambiente.

Si pensi alle alte concentrazioni di PCB (molto tossici e probabilmente cancerogeni) che possono entrare nella catena alimentare.?I filamenti plastici sono difficilmente distinguibili dal plancton e quindi sono ingeriti da organismi marini, organismi di cui noi ci cibiamo. Più in generale, è preoccupante la presenza di rifiuti pervasivi e tossici in un ecosistema marino che è alla base della catena alimentare.

Come ridurre l’impatto ambientale

La strada della raccolta differenziata della plastica aiuta sicuramente, ma è lungi dall’essere risolutiva. Come tutti sanno non tutta la plastica è riciclabile e soprattutto parlare di plastica è una generalizzazione che comprende migliaia di polimeri completamente diversi fra loro e assolutamente non compatibili tra loro. Si pensi solo alle sigle riportate sulle confezioni come PE, PP, PVC, PET, PS ecc. In pratica, per avere un riciclo che funzioni, andrebbero tutte raccolte in modo distinto e separato.

Oggi l’unico modo per ridurre l’impatto che questo materiale ha sul nostro ecosistema è limitarne l’uso. Riutilizzare, dove possibile, i contenitori e affidarsi a materiali alternativi.

Fai la tua parte anche tu!